Ospitiamo la voce di giovani imprenditori di altri settori produttivi per approfondire il tema trasversale del ricambio generazionale, di come sostenerlo alla luce della crescente complessità delle economie e delle società contemporanee.
Qui intervistiamo Luigi Tavernaro, presidente dell’Associazione Giovani Albergatori del Trentino, che ringraziamo.
Di seguito la versione integrale dell’intervista pubblicata su Agricoltura Trentina di novembre 2025.
Ci dici qualcosa di più di te e della vostra associazione di giovani?
Mi chiamo Luigi Tavernaro, ho 33 anni e vengo dal Primiero. La mia famiglia non ha origini nel mondo del turismo, mio nonno è nato come commerciate di legnami e poi, nel 1980, visto il gran numero di figli, ha deciso di investire nel mondo dell’accoglienza che all’epoca stava iniziando ad emergere fortemente anche nella nostra zona, per dare lavoro a tutta la famiglia. Ora siamo alla 3 generazione di albergatori. Con l’Hotel storico di famiglia, Mirabello, ed altri due Hotel, Luis e Eden, entrambi a Primiero.
Faccio parte dell’associazione Giovani Albergatori del Trentino da quando ho avuto 18 anni ed oggi ho l’onore di rappresentarla. Siamo un gruppo di albergatori giovani che ha come obiettivo quello di creare la nuova generazione di albergatori trentini del futuro: coloro che dovranno ospitare e far conoscere le bellezze e le peculiarità del nostro territorio al mondo.
Un lavoro non facile, vista la complessità del nostro settore. Un settore molto dinamico che, anche a seguito della pandemia, è cambiato molto e continua a mutare velocemente.
Come associazione siamo parte del PAE, il pianto d’ambito economico istituito dalla PAT, che raggruppa le categorie economiche del Trentino.
Siamo parte fondamentale del comitato nazionale giovani albergatori di Federalberghi. Promuoviamo ogni anno visite in strutture top per captare nuovi modelli di sviluppo e best practice, visite a produttori Trentini per valorizzare il territorio ed organizziamo ogni anno un progetto studio con viaggio per scoprire una realtà europea di eccellenza.
Qual è la principale difficoltà che incontra un giovane oggi nel vostro settore?
La risposta a questa domanda non è facile e scontata.
Fare l’albergatore da zero non è per nulla semplice, servono capitali, serve competenza, serve visione. Bisogna scontrarsi con chi ha anni di esperienza ed è più rodato. Più facile potrebbe invece essere avvicinarsi a questo mondo aprendo qualcosa di più “semplice” come potrebbe essere un B&B, un affittacamere. Soluzioni che oggigiorno stanno spopolando, forse fin troppo, nelle nostre valli e realtà.
Ma anche qui servono tante competenze per rimanere sul mercato perché è sempre più competitivo. Le difficoltà sono molte e bisogna sempre essere aggiornati e “stare sul pezzo”. Il mondo nel nostro settore sta cambiando in modo così veloce che si rischia sempre di lasciare per strada qualche pezzettino che fa la differenza. Molti giovani non hanno più la passione per questo lavoro in quanto è un lavoro davvero complicato. Servono competenze manageriali, finanziare, pratiche, psicologiche, di leadership, di bon ton…
fare l’albergatore, nella media delle aziende trentine, significa fare tutto e ancora di più. Significa lavorare ogni giorno dell’anno rincorrendo collaboratori, innovazioni, nuove prenotazioni, nuove normative, nuove innovazioni. E questa è forse la difficoltà più grande.
Quali sarebbero le questioni più urgenti secondo voi per agevolare il ricambio generazionale?
Anche in questo caso la risposta non è semplice né univoca a parer mio.
Le aziende storiche e più strutturate, ad esempio, hanno bisogno di semplificazione burocratica a velocità. Le idee giovanili e nuove, ci sono, ma molte volte vengono bloccate per diverso tempo per piccoli cavilli burocratici che non aiutano lo sviluppo. Le persone si stufano e rischiano di non crederci più. Soprattutto i giovani che vedono un blocco in questo.
Negli ultimi anni la PAT ha dato anche qualche agevolazione negli investimenti che meritano un ringraziamento. Bisogna continuare su questa direzione.
Ripeto, il nostro mondo sta viaggiando a velocità davvero elevate e per rimanere sul mercato bisogna agire in fretta, continuare ad investire.
Le aziende invece più a conduzione famigliare fanno fatica ad andare avanti. I grandi colossi le stanno sopraffacendo e i costi di gestione non sono sostenibili. Molti si scoraggiano e non riescono a pensare ad un futuro per la propria realtà. Questa è la cosa che fa più dispiacere ed allontanare molti giovani che cercano “qualcosa di più semplice”. In aggiunta, bisogna pensare anche che molti figli di albergatori si stanno allontanando da questo mondo. Alcuni per interessi diversi, altri per la fatica del lavoro, altri scoraggiati dalle poche prospettive di sviluppo dell’azienda. Insomma, non è proprio rose e fiori il nostro futuro. Un gran peccato che rischia però di minare la nostra offerta, fatta di piccole realtà che ci credono, che offrono accoglienza famigliare e fanno vivere il territorio in cui sono insediate.
Queste sono forse le realtà che hanno più bisogno di aiuto. Bisogna aiutarle passo passo a far capire loro le potenzialità che il nostro territorio, e le aziende che lo popolano, hanno. Solo così continueremo ad avere una rete viva di aziende che crea sviluppo vero alle nostre comunità.
Perché si può dire quello che si vuole però, per il Trentino, il turismo è una grande manna per tutti.
Cosa significa per voi agricoltura? In che misura sentite che vi riguarda?
L’agricoltura per noi è un settore strettamente legato al nostro modo di essere, al nostro modo di vivere, al nostro modo di accogliere. Per noi è tutto. Per noi è l’elemento fondamentale. È l’essere, a parer mio. Soprattutto oggigiorno. Noi proponiamo ai nostri ospiti un territorio, e senza l’agricoltura non esisterebbe questo territorio.
Turismo ed agricoltura sono due mondi apparentemente diversi e divisi. Guardandoli più da vicino sono invece due segmenti economici che possono viaggiare di pari passo, su due corsie parallele l’un l’altra. Bisogna riuscire ad intraprendere una strada comune perché questi due mondi, siamo convinti e consapevoli, si devono avvicinare sempre di più.
Agricoltura e turismo sono entrambi promotori del nostro fantastico e invidiato territorio, entrambi promuovono le peculiarità e le unicità delle nostre valli e della nostra amata terra seppur in maniera differente. Il mondo agricolo con i prodotti tipici, che sapientemente producono, portando avanti usi e tradizioni che sarebbero in alternativa andati persi, con il sudore sulla fronte e con l’amore verso il luogo in cui vivono. Gli operatori turistici invece mediante l’ospitalità, l’orgoglio delle proprie radici e di conseguenza con i prodotti della loro terra.
Per vendere bene un territorio come il nostro è importante essere in grado di dare delle emozioni al nostro ospite, farlo entrare in contatto con le nostre tradizioni, la nostra cultura, il nostro modo di vivere. Dobbiamo, in altri termini, vendere noi stessi e quello che siamo e come fare ciò se non grazie ai prodotti agricoli e tipici? Questi sono il frutto della nostra storia, delle tradizioni, delle usanze, di duro lavoro di molte generazioni tramandato da padre in figlio.
Se prima i nostri operatori turistici vendevano semplici camere ora bisogna vendere il nostro paesaggio e se questo nostro paesaggio viene anche abbinato a un prodotto tipico e peculiare allora questo prodotto turistico diventa qualcosa di unico e impossibile da imitare.
È un qualcosa da continuare a sviluppare. È un cammino da fare assieme. Non sarà sicuramente facile ma bisogna comunque intraprenderlo con consapevolezza e lungimiranza. Ma sappiamo tutti che lo dobbiamo a noi e alla nostra terra.
Articolo uscito su Agricoltura Trentina, 11/2025. Scarica la rivista QUI
