InterAGIAmo: in ascolto dei giovani industriali

Ospitiamo la voce di giovani imprenditori di altri settori produttivi per approfondire il tema trasversale del ricambio generazionale, di come sostenerlo alla luce della crescente complessità delle economie e delle società contemporanee.

Qui intervistiamo Francesco Orefice, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trento, che ringraziamo.

Ci dici qualcosa di più di te e della vostra associazione di giovani?

Mi chiamo Francesco Orefice, ho 35 anni e sono nato a Trento. Sono Co-Amministratore di Dial Funghi Srl, azienda che opera nel settore dell’industria alimentare, con una forte vocazione all’innovazione e alla sostenibilità. Attualmente ricopro il ruolo di Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trento: un Gruppo composto da un’ottantina di giovani, provenienti da settori molto diversi. La varietà delle aziende rappresentate è uno dei nostri punti di forza, perché ci permette un confronto vivace e costruttivo. Ci incontriamo regolarmente, e organizziamo attività che spaziano da incontri formativi a eventi di networking, da tavole rotonde su temi strategici a progetti strutturati. La partecipazione dei soci è molto attiva: c’è voglia di mettersi in gioco e di imparare. Le iniziative come la “Cena con l’Imprenditore” e il percorso “R-evolution – Radici del futuro imprenditoriale”, con cui affrontiamo in modo multidisciplinare il tema del passaggio generazionale, tra governance, responsabilità e rinnovamento, hanno avuto un grande successo, perché creano un dialogo diretto tra generazioni e favoriscono la trasmissione di competenze.

Qual è la principale difficoltà che incontra un giovane oggi nel vostro settore?

Le difficoltà sono molteplici e spesso interconnesse. La prima è culturale: oggi molti giovani faticano a vedere l’impresa come una scelta di vita. C’è una crescente preferenza per percorsi meno rischiosi, con maggiore equilibrio tra lavoro e tempo libero. Poi ci sono ostacoli strutturali: l’accesso al credito è ancora troppo complicato per chi non ha garanzie solide, la burocrazia è pesante e scoraggiante, e spesso manca un vero accompagnamento nel percorso di avvio o subentro. Nel caso delle imprese familiari, il passaggio generazionale è reso difficile in molti casi dalla mancanza di una successione disposta a raccogliere il testimone, o dalla distanza tra le visioni imprenditoriali delle diverse generazioni. In molte realtà artigiane, per esempio, il lavoro richiede una dedizione pratica che non tutti i giovani sono disposti ad assumersi.

Quali sarebbero le questioni più urgenti secondo voi per agevolare il ricambio generazionale?

In primo luogo va creata, a mio avviso, una vera cultura del passaggio generazionale, perché sia inteso come opportunità e non come problema. È un obiettivo che va coltivato attraverso la costruzione di reti di mentoring tra imprenditori senior e giovani, percorsi formativi su governance, pianificazione patrimoniale, leadership e innovazione, servizi di accompagnamento personalizzato e programmi di affiancamento intergenerazionale strutturati e continuativi.

Bisogna inoltre lavorare sulle condizioni di contesto, favorendo la managerializzazione delle imprese familiari, per renderle più attrattive e sostenibili, e incentivando il rientro dei giovani talenti che hanno studiato o lavorato all’estero. E poi sulle misure concrete: semplificare l’accesso al credito per chi vuole avviare o rilevare un’impresa, prevedere incentivi fiscali per il subentro generazionale e per l’avvio di nuove attività, una maggiore flessibilità normativa per facilitare la successione e la co-gestione.

Cosa significa per voi agricoltura? In che misura sentite che vi riguarda?

L’agricoltura è parte integrante del sistema economico e sociale del nostro territorio. Il settore primario ha connessioni profonde con il nostro lavoro, sia in termini di filiera che di valori. Molte delle nostre aziende collaborano con realtà agricole, sia per la fornitura di materie prime che per lo sviluppo di prodotti innovativi. Inoltre, l’agricoltura rappresenta un modello di resilienza, di radicamento territoriale, di sostenibilità — tutti elementi che ci riguardano da vicino. Pensiamo che il futuro dell’impresa passi anche da una riconnessione con il territorio, con le sue risorse e le sue tradizioni. L’agricoltura può essere un laboratorio di innovazione, dove sperimentare nuove tecnologie, nuovi modelli di business e nuove forme di collaborazione.

Articolo uscito su Agricoltura Trentina, 10/2025. Scarica la rivista QUI

CONFINDUSTRIA TRENTO – GOVERNANCE
NOVEMBRE 2024
Nella foto: Francesco OREFICE
@FEDERICO NARDELLI