InterAGIAmo: in ascolto dei giovani artigiani

Ospitiamo la voce di giovani imprenditori di altri settori produttivi per approfondire il tema trasversale del ricambio generazionale, di come sostenerlo alla luce della crescente complessità delle economie e delle società contemporanee.

Qui intervistiamo Andrea Navarini, presidente del Gruppo giovani di Associazione Artigiani – Confartigianato Trentino, che ringraziamo.

Ci dici qualcosa di più di te e della vostra associazione di giovani?

Ho 33 anni e sono artigiano del rame di quarta generazione. Il Gruppo giovani è composto da titolari e soci delle imprese aderenti all’Associazione e alla Confederazione nazionale, fino al quarantesimo anno di età. Fanno parte del Gruppo anche i giovani familiari degli imprenditori operanti stabilmente in azienda. Disponiamo di una banca dati di circa 1700 giovani afferenti alle 39 categorie dell’artigianato (pasticceri, orafi, carrozzieri, autotrasportatori, estetiste, pittori, carpentieri, fumisti, sarte solo per citarne alcune).

Gli organi del Gruppo da statuto sono Assemblea, Consiglio Direttivo e Presidente. La cadenza dei ritrovi segue gli impegni principali dell’anno e le relative necessità organizzative. Le attività sono principalmente di carattere ispirazionale, motivazionale e formativo (corsi su riclassificazione del conto economico, public speaking, finanza personale, best practices o partecipazioni tramite organizzazioni di talk ad eventi come il Festival dell’Economia di Trento).

Qual è la principale difficoltà che incontra un giovane oggi nel vostro settore?

Più che un settore, quello dell’artigianato, è un approccio olistico, un modo di essere ed intendere il proprio lavoro. Ogni categoria rappresentata da Confartigianato ha criticità specifiche, ma alcune sono decisamente trasversali. Sicuramente l’accesso al credito e a bandi specifici, costi fissi da subito molto elevati, iter burocratici complessi, doversi differenziare e rendere competitivi in un mercato ad alta saturazione e soprattutto possedere skills come il digitale, la comunicazione, la gestione dei fornitori, competenze economiche per il monitoraggio dei costi e la sostenibilità degli investimenti. Già per aziende strutturate queste rappresentano sfide importanti, figuriamoci per giovani che vogliono rendersi protagonisti nel mondo del lavoro. Proprio qui però si inseriscono e trovano un ruolo più che mai fondamentale le associazioni datoriali che offrono struttura, servizi e competenze che sarebbe diversamente impossibile internalizzare nella maggior parte delle MPMI.

Quali sarebbero le questioni più urgenti secondo voi per agevolare il ricambio generazionale?

Le urgenze si possono dividere in tre macro-aree: in un contesto di denatalità riuscire a mantenere attrattivo il settore, trasmissione delle competenze e sostenibilità economica. Probabilmente sforzi e proposte normative dovrebbero concentrarsi principalmente sull’incentivare il ricambio generazionale in termini di leadership e partecipazione diretta. La trasmissione del know how invece è un problema che vedo più come culturale. Molti mestieri si basano su saperi pratici non codificati, che è difficile diffondere e mantenere aggiornati ed integrati con le nuove tecnologie. La perdita del saper fare con il pensionamento dei titolari è un problema con cui io stesso mi trovo a dover combattere e che può rappresentare perdite non sostituibili anche nel medio termine.

Cosa significa per voi agricoltura? In che misura pensate che vi riguardi e abbia connessioni con voi e il vostro settore?

Personalmente credo che nessun settore possa definirsi non collegato, anche se magari in senso lato, dall’agricoltura. Se non ci riguarda come lavoratori, lo fa sicuramente come individui. Oltre a fattori economici legati a filiere sincretiche o a rapporti di fornitura, esiste sicuramente una dimensione valoriale: cura e presidio del territorio, ricerca di pratiche e innovazioni sostenibili, creazione di sinergie e sostegno delle economie locali, qualità e cura della filiera e soprattutto del prodotto.

Articolo uscito su Agricoltura Trentina, 09/2025

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