Incontro con la ministra Bellanova

L’intervento di Michele Odorizzi all’incontro in Federazione Trentina della Cooperazione

Gentile signora ministra, assessora Zanotelli, senatrice Conzatti, cari ospiti, un cordiale buon pomeriggio anche da parte mia. Mi associo anch’io, a nome delle cooperative agricole trentine, al ringraziamento per la Sua visita, a noi molto gradita.
In questo periodo di grande preoccupazione dovuto all’emergenza sanitaria, l’agricoltura non si è fermata, tuttavia è condizionata dalle limitazioni imposte dalle norme anticontagio e soprattutto dall’incertezza sul futuro. Le aziende cooperative agricole hanno fatto fronte con determinazione alla situazione oggettivamente critica garantendo in questi lunghi mesi di lockdown alle persone e ai consumatori i necessari approvvigionamenti di prodotti e permettendo ai collaboratori di continuare a lavorare in piena sicurezza e con le massime garanzie sanitarie sul posto di lavoro, così come i nostri soci hanno potuto continuare a lavorare in campagna nelle delicate fasi dell’inizio della stagione produttiva.
Questo è il periodo della raccolta della frutta e della vendemmia, dovrebbe essere il più gioioso dell’anno, quello vissuto con orgoglio dai contadini perché rappresenta la sintesi del lavoro di una intera annata. Quest’anno sarà diverso, come possiamo immaginare. Non solo per il Covid, ma anche per recenti eventi atmosferici che in alcune zone hanno rovinato una parte consistente della produzione. Va detto che le annate climaticamente infauste mettono in evidenza quanto sia importante avere realizzato nel passato un sistema di protezione assicurativa a tutela dei soci produttori singoli, ormai esteso positivamente a tutti i comparti, anche se evidentemente le imprese cooperative si vedono danneggiate per la mancanza di prodotto nelle strutture. Certo, come dimostra l’affermarsi di nuove gravi patologie come la cimice asiatica, insieme con la questione dei cambiamenti climatici che impattano sulla tenuta delle stagioni produttive, emergono sempre nuove sfide che ci devono trovare pronti ad intervenire e ad agire compattamente. Ma non è nostra abitudine lamentarci. Al contrario, siamo più che convinti che il sistema cooperativo sia sufficientemente attrezzato per fare fronte a questi ed altri problemi, come ha dimostrato nella sua storia in situazioni ben più gravi. Le cooperative agricole sono un pilastro fondamentale della cooperazione trentina e ne rappresentano fortemente l’anima più profonda ed in sintonia con la storia del movimento, i suoi valori e la sua identità. La cooperazione agricola, che ha nel suo Dna il rapporto diretto e quotidiano con il territorio e le comunità locali, è un punto fermo di stabilità e sicurezza per le persone in un quadro di forti difficoltà generali.

La sostenibilità al centro dei progetti cooperativi agricoli 

Il contesto economico soprattutto nazionale ma anche europeo è purtroppo contrassegnato da spiccata instabilità. L’incertezza è rafforzata dalle vicende legate all’instabilità politica di intere aree geopolitiche, anche vicino a noi, che certo non aiutano a fornire elementi di fiducia e di speranza nella collettività così come dall’affermarsi di blocchi economici minacciosi per l’Europa.
Per quanto riguarda la cooperazione agricola, più il mondo diventa interconnesso e globalizzato più si evidenzia la necessità di rafforzare la nostra specificità di agricoltura fortemente legata al territorio. Il tema dell’identità territoriale vale per tutti i comparti, vitivinicolo, lattiero-caseario e ortofrutticolo, ma dobbiamo sempre di più esserne convinti ed agire di conseguenza con politiche generali e anche azioni di marketing. Qualità e salubrità che si coordinano bene con i concetti di sostenibilità, di attenzione all’ambiente, di eccellenza delle produzioni, di tutela delle comunità locali, di cura e gestione attenta del territorio, di una vita serena e non frenetica. Il nostro territorio di montagna rappresenta un grande valore ed è fortemente percepito dai consumatori specie delle metropoli e delle aree urbane, un valore del quale dobbiamo essere sempre più consapevoli. Ci fa molto piacere che due nuovi paesaggi agricoli trentini siano stati inseriti proprio ieri dal suo Ministero nel registro dei paesaggi rurali: i vigneti terrazzati della val di Cembra e il sistema terrazzato della val di Gresta.
Uno dei punti più qualificanti per la cooperazione è il tema della sostenibilità. Da decenni il mondo agricolo trentino ha saputo darsi regole e metodi di gestione degli interventi in campagna grazie al Protocollo d’intesa che tanti risultati positivi ha assicurato alla nostra agricoltura garantendo la salubrità ai nostri prodotti. Certamente però il percorso non è ultimato. Ci sono stati passi in avanti concreti come l’implementazione dal 2016 della Certificazione S.Q.N.P.I. delle produzioni dei soci in tutte le Cantine sociali del Trentino con l’egida del Consorzio Vini e di un vasto progetto di sostenibilità diffusa della Frutticoltura trentina promosso da Apot. Entrambe queste azioni hanno incontrato il plauso della popolazione e dei consumatori, a dimostrazione di come ci sia sempre più attenzione e considerazione per questo tema, che hanno visto l’agricoltura cooperativa sempre di più soggetto attivo nella salvaguardia dell’ambiente e della natura.
Certamente questi sforzi che vedono protagoniste le realtà cooperative comportano investimenti che nelle zone di montagna come le nostre incidono molto sui bilanci aziendali, e per questo dobbiamo maggiormente trasferire nei prezzi sul mercato le caratteristiche di eccellenza e di qualità dei nostri prodotti collegandole alla elevata reputazione del territorio. In un quadro di grande attenzione per la sostenibilità delle produzioni e la salute dei cittadini, va rimarcata però una difficoltà all’approvvigionamento dei presidi fitosanitari a causa di frequenti mancati rinnovi delle autorizzazioni . Una carenza non dettata da basi scientifiche ma da logiche politiche che finiscono col mettere in difficoltà chi lavora in campagna.
In un’economia di mercato come la nostra risulta strategico che i prodotti agroalimentari trentini e italiani riescano a raggiungere tutti i mercati esteri e quindi chiediamo l’appoggio del Governo per aiutare gli operatori ad accedere anche a quelli fino ad oggi preclusi. È un lavoro diplomatico e regolamentare complesso, ne siamo consapevoli, ma crediamo che ne trarrebbe beneficio non solo l’economia, ma anche il prestigio del nostro Paese, la sua reputazione e credibilità.
Sta creando preoccupazione nel settore la revisione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Chiediamo buonsenso e semplicità applicativa, perché non sia una sfida districarsi tra migliaia di emendamenti. Per questo le nostre organizzazioni hanno formulato delle osservazioni e delle proposte che speriamo siano presto prese in considerazione.

La nuova PAC e i rischi dei dazi per le esportazioni 

Anche a seguito dell’impatto pesante del Covid-19 in tutta Europa, siamo molto preoccupati per le recenti notizie sul bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il 2021-2027 che prevedono tagli massicci al settore agricolo da un lato giustificati con l’uscita del Regno Unito ma dall’altro dalla necessità di interventi massicci su tutta l’economia.
In questo senso dobbiamo fare ogni sforzo per contrastare queste decisioni che metterebbero in seria difficoltà l’agricoltura italiana e soprattutto quella di montagna come la nostra, per la quale a livello europeo permane una sorta di indifferenza e di sottovalutazione a favore delle economie fatte di grandi industrie e agricoltura estensiva.
Anche sul tema del PSR 2014-2020, ormai agli sgoccioli, abbiamo fornito all’Ente Pubblico indicazioni e proposte per fare in modo che, pur in presenza di una riduzione delle risorse disponibili, si potesse assecondare gli investimenti delle cooperative agricole, con un occhio di riguardo proprio per le realtà più problematiche come l’allevamento ed il lattiero caseario. Segnali di preoccupazione giungono anche dalla guerra sui dazi innescata dagli Stati Uniti contro la Cina e più in generale per il profilarsi di una politica protezionistica a favore del prodotto locale; il tema potrebbe riguardare direttamente le esportazioni di vino italiane ed in particolare il business legato al Pinot grigio che storicamente tanto contribuisce al bilancio della viticoltura trentina.
Altra incognita da non sottovalutare concerne gli sviluppi della BREXIT, con l’uscita del Regno Unito dall’UE e la conseguente politica tariffaria che verrà applicata ai paesi comunitari. Assieme agli USA e la Germania, la Gran Bretagna resta saldamente nelle prime 3 destinazioni di export del vino italiano e trentino ed è quindi un mercato di importanza vitale.
In tema di Stati Uniti c’è attesa e preoccupazione in merito all’aumento dei dazi che, sebbene al momento non colpiscano il vino italiano, tengono comunque alta l’attenzione. Ci auguriamo che, dopo i già pesanti effetti dell’embargo russo per la frutticoltura europea, che ha creato così gravi problemi in questi anni anche al Trentino, non si aggiungano altre limitazioni e tensioni commerciali che sarebbero davvero negative per la nostra economia agricola.
Per questo, compatibilmente con l’emergenza Covid-19, invitiamo anche il mondo politico e gli Enti Pubblici in generale, ai vari livelli sia europei che nazionali e locali, a prestare la massima attenzione a questi scenari così problematici e con possibili ricadute negative su tutto il sistema agricolo trentino, un’agricoltura di montagna di eccellenza e di qualità.
Voglio ancora sottolineare come l’agricoltura cooperativa rappresenti il principale volano per l’export trentino, come confermano i dati della Camera di Commercio di Trento, dai quali emerge la leadership delle imprese agricole cooperative trentine per la crescita e lo sviluppo dell’economia provinciale grazie ad una marcata proiezione internazionale.
Per non parlare delle esternalità positive dei comparti agricoli verso tutti i settori strategici dell’economia trentina, in primis il turismo, ma anche nella gestione attiva del territorio e delle sue risorse naturali e per il grande impatto sull’occupazione distribuita in ogni valle della nostra provincia.

Le altre questioni aperte a livello europeo 

Nell’ambito della nuova PAC, servirebbe chiarire in via definitiva l’annosa questione del rapporto fra legislazione PAC e legislazione in materia di tutela della concorrenza, che sta creando una sostanziale incertezza regolatoria per le OP e le AOP. Ciò determina perdite di efficienza e impone la rinuncia a possibili, vantaggiosi, adattamenti organizzativi per sistemi organizzati di eccellenza quali, in Trentino, l’ortofrutta, la viticoltura e il latte. Nell’ambito del Recovery Fund promosso a livello UE, si sottolinea la possibilità di utilizzare i fondi derivanti dall’Europa anche a supporto del settore agricolo. In quest’ottica, i progetti che beneficeranno del supporto di origine sovranazionale non dovrebbero trascurare il settore primario, accanto ad altri comparti strategici e dotati di un impatto di lunga durata come quello infrastrutturale.
Combinando queste due prospettive, la cooperazione trentina ha formulato una proposta per il rafforzamento delle strutture e degli impianti di irrigazione in alcune zone strategiche della Provincia di Trento, che hanno dato buona prova nell’approccio ai mercati internazionali e nel creare valore e lavoro sul territorio, ma che presentano ancora difficoltà nell’accesso pieno e funzionale a quel bene comune primario che è l’acqua. Il tema del lavoro e della manodopera è parimenti importante. L’emergenza COVID ha sovvertito la struttura del mercato unico europeo e delle sue libertà di circolazione riguardanti persone e imprese per come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi. Questo pregiudica o rende difficile anche la circolazione della manodopera fra i diversi Stati UE in vista dei picchi produttivi del settore agricolo.
La cooperazione trentina ha provato a reagire a questa difficile situazione promuovendo una soluzione innovativa e concordata tra i sindacati di base, le rappresentanze aziendali e le singole imprese, che prevede l’utilizzo di un contratto di rete fra i diversi soggetti coinvolti al fine di garantire la manodopera laddove e quando serve. Siamo orgogliosi della soluzione perseguita e proposta a questo riguardo perché declina, con uno strumento tecnicamente avanzato e (relativamente) nuovo, un concetto di base semplice, ma sempre attuale: nei momenti di crisi, si reagisce in modo adeguato solo con uno sforzo collettivo e coordinato entro un quadro di lealtà reciproca e mutuo supporto fra i diversi attori di filiera.
Nonostante i rallentamenti imposti dall’emergenza COVID, dall’Europa ci arriva anche il grande piano di investimenti e interventi regolatori Green Deal promosso dalla Commissione per la riduzione delle emissioni di CO2, volto a per rendere l’UE un territorio leader, a livello globale, nella riduzione del carbonio in atmosfera. Noi crediamo che anche l’agricoltura non possa sottrarsi a questo sforzo collettivo e nobile, contribuendo, per la propria parte, agli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi a livello europeo. È una sfida da vincere e cruciale per noi e per le nuove generazioni, ma nell’ambito di un approccio equilibrato, che consideri anche il passato impatto della politica di greening all’interno della PAC.
Facendo tesoro di tale esperienza, sarà possibile perseguire un’applicazione proporzionale delle regole di tutela climatica per aree geografiche come il Trentino, dove un territorio scarso e impervio è stato utilizzato al meglio negli anni scorsi e ove si sta già da tempo perseguendo un percorso di crescente compatibilità ambientale della produzione agricola.