Progetto Inversion: innovazione e agroecologia per la zootecnica montana

Intervista a Giorgia Robbiati, Gruppo Operativo “Agroecologia per il Trentino”

Pubblichiamo la versione integrale dell’intervista uscita su Agricoltura Trentina 11/2020 a cura della redazione

Lo scorso sabato 03 novembre si è tenuto a Fiavé il convegno conclusivo del Progetto Inversion (Innovazioni Agroecologiche per la sostenibilità e resilienza della zootecnia di montagna), nato con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di una zootecnia di montagna sostenibile, in grado di utilizzare in maniera efficiente le risorse naturali, basata su una relazione sana tra uomo e animale, capace di preservare e favorire la biodiversità e la fertilità del suolo, valorizzare la bellezza del paesaggio montano e di farsi portavoce di un patrimonio culturale e di tradizioni proprie di un territorio. In sintesi, Inversion si è proposto come prima azione collettiva sul territorio giudicariese volta a sostenere le aziende agro-zootecniche locali nel loro percorso di sostenibilità.

Quali sono state le esigenze che hanno spinto alla nascita del Progetto Inversion?
Inversion è partito dal basso, nel 2016, da alcuni giovani allevatori delle Giudicarie Esteriori con aziende e storie molto diverse fra loro; dalla piccola azienda multifunzionale di montagna alla grande azienda zootecnica specializzata. Iniziavano ad osservare in maniera più attenta e critica il proprio modo di allevare, in alcuni casi mettendolo in discussione in altri capendo il ruolo importante che può giocare nel mantenere un territorio, “salvandolo” dall’abbandono.
La riflessione è partita e ha preso forma in un territorio caratterizzato da un’importante presenza di grandi aziende zootecniche, ma anche di piccole e medie aziende multifunzionali con un forte carattere di integrazione con il territorio e in particolare con l’attività turistica.
Il primo passo è stato condividere esperienze e riflessioni fra i giovani allevatori della valle in alcuni incontri e riunioni informative che hanno poi portato al coinvolgimento dell’Ecomuseo della Judicaria che ha fatto da ponte tra diverse realtà del territorio. Dal dialogo e dal confronto tra gli allevatori, e tra gli allevatori e la comunità locale, la rete è andata via via allargandosi, coinvolgendo enti di ricerca e consulenti che potessero fornire nuovi strumenti alle aziende e concretezza scientifica, e si è consolidata con la creazione del Gruppo Operativo (GO) “Agroecologia per il Trentino”. Il GO si è fatto promotore di un progetto triennale (2017-2020), presentato e ammesso a finanziamento nell’ambito dei bandi della Misura 16 “Cooperazione”, Operazione 16.1.1. “Gruppi Operativi nell’ambito del Partenariato Europeo dell’Innovazione”, del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Provincia Autonoma di Trento.
Partner del GO sono cinque aziende agro-zootecniche (Agriturismo Fattoria Athabaska di Cattafesta Maurizio ssa, Az. Agr. Maso Pisoni, Az. Agr. Misonet di Cherotti Oscar, Az. Agr. Cargos, Az. Agr. Agrilife 2.0 di Moira e Nicole Donati); la dott.ssa Francesca Pisseri, medica veterinaria esperta in medicina sistemica e agroecologia, responsabile dell’assistenza tecnica, della formazione e divulgazione delle pratiche di allevamento agroecologico; il Gruppo di Agroecologia dell’Istituto di Scienze della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in qualità di referente scientifico di progetto; l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBE-CNR), sede di Firenze, responsabile del monitoraggio ambientale; l’Associazione Ecomuseo della Judicaria “dalle Dolomiti al Garda”, responsabile della comunicazione e delle attività di promozione sul territorio.

Come sono stati condotti i lavori e le ricerche in questi tre anni?
L’agroecologia ha rappresentato la base scientifica del progetto. In qualità di scienza che applica i principi ecologici all’agricoltura, considera l’insieme delle relazioni tra gli organismi viventi (incluso l’uomo) e l’ambiente di riferimento, con l’obiettivo di aiutare lo sviluppo di interazioni e sinergie in grado di mantenere un elevato livello di biodiversità e assicurare una stabilità delle produzioni riducendo la dipendenza da risorse extra aziendali e territoriali. Per un’azienda zootecnica questo significa, ad esempio, utilizzare in maniera prevalente le risorse foraggere prodotte in azienda o sul territorio, utilizzare il proprio letame o compost per fertilizzare i prati e i campi, gestire in maniera accurata i pascoli con opportune turnazioni e lavorazioni per aumentarne la produttività e la biodiversità, e una gestione sanitaria basata sulla prevenzione. In un allevamento di tipo agroecologico è anche molto importante sviluppare un rapporto collaborativo con i propri animali facendo attenzione al loro benessere, così come diversificare le attività a livello aziendale per essere meno vulnerabili dal punto di vista economico. Se estendiamo questo ragionamento dall’azienda alla valle, significa andare nella direzione di un allevamento dove il numero di animali è proporzionato alla capacità del territorio di soddisfarne le esigenze nutritive e di assorbirne le deiezioni.
Durante l’arco di questi tre anni hanno ricoperto un ruolo fondamentale l’assidua assistenza tecnica e la formazione rivolta agli allevatori, basate sull’approccio sistemico, l’introduzione annuale di nuove pratiche agroecologiche nelle aziende partecipanti, e infine le attività di ricerca volte a monitorare con rilevazioni periodiche e dati oggettivi i cambiamenti avvenuti in seguito all’adozione delle singole pratiche. L’approccio partecipativo è stato la chiave del progetto; un dialogo continuo e costruttivo tra allevatori ed esperti con l’obiettivo di trovare soluzioni alle necessità specifiche di ogni singola azienda partecipante tramite una valutazione collettiva.
Le aziende sono state quindi accompagnate nel loro percorso di sostenibilità tramite le pratiche introdotte, l’approccio partecipativo e l’assistenza tecnica di tipo sistemico. Riteniamo che l’insieme di queste procedure, che rappresentano il carattere innovativo di Inversion, debbano essere alla base di qualsiasi processo virtuoso e duraturo di cambiamento.

Il progetto ora è in via di conclusione. Quali risultati avete ottenuto?
In tutte le aziende coinvolte è stato introdotto il pascolo turnato, che ha avuto ricadute positive sul benessere animale, la produttività del pascolo, la gestione delle parassitosi ed il mantenimento del paesaggio (ma anche sul clima) e più in generale dell’ambiente. Attraverso l’applicazione di un protocollo sperimentale per la misura degli scambi gassosi dal suolo, si è dimostrato come un pascolo gestito con opportune turnazioni e lavorazioni emetta meno gas ad effetto serra (GHG) rispetto ad un pascolo continuo.
Per quanto riguarda la razione alimentare, gli allevatori hanno imparato a riconoscere i fieni di buona qualità capaci di soddisfare in maniera ottimale le esigenze nutrizionali dei propri animali, e con l’aumento della qualità dei fieni è diminuita la somministrazione di concentrati. Nella scelta dei mangimi è stata ad esempio eliminata la soia e ridotto il mais a vantaggio delle formulazioni con una minore percentuale proteica in seguito all’incentivo dell’utilizzo della proteina da foraggio. Questa maggiore efficienza d’uso delle risorse foraggere disponibili in azienda, si traduce anche in un risparmio in termini economici e in una ridotta dipendenza da fonti extra-aziendali.
Il monitoraggio parassitologico è diventata una prassi aziendale, evitando trattamenti routinari su tutto il gruppo di animali con l’utilizzo di molecole eco-tossiche a forte impatto negativo sulla microfauna del terreno.
Altre pratiche di carattere zootecnico ed agronomico sono state l’utilizzo di trattamenti fitoterapici, ad esempio per mastiti e zoppie, la lettiera permanente, la riduzione degli input chimici nella coltivazione del mais, le tecniche di minima lavorazione del terreno (minimum tillage), l’impiego di tecnologie GPS per il monitoraggio degli animali al pascolo.
Si è inoltre lavorato sugli aspetti di diversificazione aziendale, sostenendo lo sviluppo di micro-filiere quali l’allevamento di suini allo stato semi-brado, l’allevamento di vitelloni da carne grass-fed e la coltivazione di ortaggi biologici.
L’ingrasso dei bovini sul pascolo turnato ha dato ottimi risultati, con performance di crescita paragonabili a quelle derivanti da un allevamento intensivo, ma unicamente ottenute con un’alimentazione a base prevalente di erba.
Abbiamo anche ritenuto importante lavorare sugli aspetti di marketing, per spiegare ai consumatori come le caratteristiche organolettiche e nutraceutiche di un prodotto siano fortemente connesse alle pratiche di allevamento e al territorio. Ad esempio, latte e formaggi da animali alimentati in prevalenza con foraggi di buona qualità, hanno un contenuto maggiore di acidi grassi Omega 3, con importanti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. A questo scopo sono state create delle “etichette narranti” che accompagnano il prodotto raccontando la storia dell’azienda, i metodi di allevamento, le razze impiegate e i prodotti che ne derivano, descrivendo in particolare le caratteristiche e i metodi di produzione di latte, formaggi, carne e salumi.
Come “strumenti” disponibili ad altri allevatori ed esperti, abbiamo sviluppato DEXi-INVERSION, un set di indicatori che consente di auto-valutare il livello di sostenibilità della propria azienda, e che è stato frutto del lavoro di tutto il gruppo, con preziosi contributi da parte degli allevatori. È stata inoltre elaborata la scheda PAW (Participatory Animal Welfare) Tool, per il monitoraggio del benessere animale, che presta particolare attenzione alle interazioni uomo-animale. Attualmente stiamo elaborando delle schede “da campo” su alcune pratiche agroecologiche, che possano fungere da guida per gli allevatori che vorranno implementarle nelle proprie aziende. Non vogliamo rivolgerci solo agli addetti ai lavori quindi abbiamo realizzato un report divulgativo di fine progetto destinato alla comunità e a quanti vorranno conoscere il percorso che ci ha portati fin qui. Parte dei risultati, riferendoci a quelli più scientifici, sono ancora in fase di elaborazione e verranno esposti nei prossimi articoli pubblicati dai partners del progetto.

Quali ricadute positive avete avuto e quali credete di avere in futuro?
L’obiettivo finale del progetto era aumentare la sostenibilità complessiva delle aziende partecipanti: dal punto di vista ambientale, zootecnico, economico (uso efficiente delle risorse) ed etico (benessere animale), senza dimenticare anche l’importanza delle relazioni e del fare rete. Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti finora e di aver contribuito, nel nostro piccolo, ad accrescere la consapevolezza della comunità su una tematica così importante per il territorio.
Gli allevatori hanno avuto un’importante occasione di riflettere sul loro modo di fare allevamento e di quanto questo sia fondamentale per il mantenimento dei paesaggi montani, ma anche sul proprio livello di soddisfazione professionale, sull’adeguatezza del carico di lavoro, e sulla comunicazione interna aziendale. In questo DEXi-INVERSION ha sicuramente svolto un ruolo decisivo, che ci auguriamo possa essere accolto ed utilizzato da più aziende per “darsi un voto” di sostenibilità, comprendere quali sono gli aspetti che possono essere migliorati e lavorare in quella direzione.
Inversion è nella sua fase finale e ci piace considerarlo un progetto pilota. È replicabile e adattabile ad altri contesti territoriali a beneficio degli allevatori, ma anche di tutto un territorio. Nel nostro piccolo crediamo di avercela fatta: abbiamo creato una rete non solo tra aziende, ma anche con altri centri di ricerca, consulenti esterni e associazioni territoriali. Altre realtà zootecniche sono state coinvolte attraverso le attività di sportello informativo, mentre l’utenza di alcune cooperative sociali del territorio è stata coinvolta con attività didattiche e ricreative organizzate dalle aziende partner.
Ci auguriamo che la responsabilità di portare avanti questa modalità di lavoro e questo processo virtuoso non resti solo sulle spalle delle aziende coinvolte, ma sia condivisa in modo più ampio e sia supportata da una volontà politica a favore di una zootecnia sostenibile. Riteniamo importante incentivare il confronto e il dibattito su questa tematica, che è sicuramente cruciale nei territori di montagna caratterizzati da una maggiore fragilità e molto più soggetti ai cambiamenti climatici.

Per informazioni, dettagli e testimonianze relative al Progetto Inversion invitiamo a visitare il sito www.progettoinversion.it